Secondo un recente report del WHO – World Health Organization,  nel 2015 il 4,4% della popolazione mondiale ha sofferto di un Disturbo Depressivo, il che equivale a circa 322 milioni di persone, con una prevalenza delle donne (5,1%) rispetto agli uomini (3,6%). Tali percentuali si alzano nella fascia d’età più a rischio per i Disturbi Depressivi, cioè tra i 55 e i 74 anni, arrivando per le donne al 7,5% e per gli uomini al 5,5%. Un aspetto su cui riflettere è che negli ultimi dieci anni, precisamente dal 2005 al 2015, il numero di persone che soffrono di Distrubi Depressivi è aumentato del 18,4%, come conseguenza fisiologica dell’aumento della popolazione globale, e in particolare dell’aumento degli individui appartenti alle fasce d’età più a rischio.

Per quanto riguarda i Disturbi d’Ansia, la situazione è leggermente migliore, ma non di molto: si stima che nel 2015, nell’intero pianeta, circa 264 milioni di persone abbiano sofferto di Disturbi d’Ansia, pari al 3,6% della popolazione, anche qui con una prevalenza delle donne (4,6%) rispetto agli uomini (2,6%). Non vi sono fasce d’età significativamente  più a rischio per i Distrubi d’Ansia, anche se si rileva una tendenza alla diminuzione nella terza e quarta età. Anche per i Disturbi d’ansia, si registra un aumento negli ultimi 10 anni, che si attesta intorno al 14,9% (in gran parte spiegabile con l’aumento della popolazione globale).

Come noto, la conseguenza principale di un Disturbo Psicologico,  è avere un livello più o meno grave di disabilità e disfunzionamento, esito questo che viene misurato attraverso uno specifico indicatore chiamatao YLD ( Years lived with Disability – anni vissuti con disabilità): nel caso della Depressione questo indicatore risulta essere più che doppio di quello  riscontrato nei casi di Ansia, e questo ci consente di dire che mediamente la Depressione è certamente una forma di disturbo potenzialmente più invalidante dell’Ansia

Inoltre va considerato che la Depressione risulta avere un ruolo importante nel fenomeno dei suicidi, che rappresentano una tra le 20 principali cause di morte al mondo. In particolare, nel 2015 i suicidi a livello mondiale sono stati 788.000 circa, pari al 1,5% delle morti totali, il che equivale ad un suicidio ogni 40 secondi. Questo dato, sebbene generale, dovrebbe indurre a non sottovalutare l’importanza delle condizioni psicologiche degli individui. In ogni caso va ricordato che tendenzialmente negli ultimi decenni si sta assistendo ad una diminuizione dei suicidi a livello planetario. Un aspetto certamente degno di nota è che il suicidio rappresenta la seconda causa di morte per gli appartenennti alla fascia d’età tra i 15 e i 29 anni: questo dato epidemiologico, al di là di tanti discorsi, dovrebbe essere tenuto in grande considerazione quando si pianificano strategie di prevenzione nelle fasce adolescenziali e giovanili.

In conclusione una breve riflessione. Tali grandi numeri ci fanno intuire i rilevanti interessi  economici che possono essere sottesi alle cure, dato che queste svariate centinaia di milioni di persone che soffrono di disturbi psicologici sono un potenziale mercato per generarare ingenti profitti. In tal senso, si possono capire le ragioni per cui l’approccio farmacologico, che è senza dubbio espressione di grandi gruppi economici, sia divenuta la risposta principale ai problemi di Depressione e Ansia, nonostante molte evidenze cliniche abbiano aperto non pochi dubbi sull’uso massiccio e sistematico di psicofarmaci.

 

 

Per maggiori dettagli si veda il seguente link: http://apps.who.int/iris/bitstream/10665/254610/1/WHO-MSD-MER-2017.2-eng.pdf