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Domanda

Ho un bambino di 11 anni, e lo vedo strano, diverso dagli altri bambini della sua età. Non si interessa a nulla, non riesce a stringere amicizie, guarda sempre la telvisione e gicoa con la play. A volte perde la calma diventando molto aggressivo nei miei confronti. Non so se è normale che un bambino abbia queste fasi o se è meglio che lo porti da uno psicologo, come mi consiglia la mia amica. Cosa posso fare? 

Risposta

Se un genitore ha un dubbio, circa il buon finzionamento psicologico del figlio, è appropriato chiedere una consulenza psicologica, ma senza coinvolgere direttamente il figlio, onde evitargli l’effetto collaterale di venire a contatto con un professionista della salute mentale.
Anche qualora lo psicologo rilevi la necessità di intervenire con una psicoterapia, sono sempre da preferire le terapie indirette sui genitori, piuttosto che quelle dirette sui bambini e adolescenti. Difatti ogni intervento clinico ha effetti collaterali da non trascurare e anche una psicoterapia su un bambino in cui il professionista utilizza prevalentemente il gioco, ha seri effetti collaterali, per il fatto stesso di essere fatta in un ambiente clinico, da un professionista clinico.
Per questa ragione va data grande attenzione al monitoraggio e alla valutazione degli effetti collaterali delle psicoterapie, in modo da ridurli al minimo.

In virtù di questa prudenza, nel mio lavoro clinico io adottto esclusivamente le Terapie indirette nel trattamento di bambini e adolescenti; sono più faticose per i genitori, ma danno risulti migliori in termini di efficacia e soprattutto azzerano gli effetti collaterali sui bambini.
Le terapie indirette sono interventi rivolti ai genitori affinché sviluppino specifiche strategie psicologiche e comportamentali per produrre i cambiamenti necessari per sbloccare le problematiche dei loro figli. Si lavora sui genitori non in quanto si ritiene siano la causa dei problemi, ma in quanto si ritiene abbiano le maggiori risorse psicologiche e le maggiori possibilità concrete per indurre cambiamenti nel bambino. In questo modo si evita al bambino l’effetto collaterale di sostenere una psicoterapia, e si creano le condizioni per generare un cambiamento nel contesto naturale, e non in quei contesti artificiali che sono gli studi degli psicologi. La terapia indiretta non esclude categoricamente la possibilità di vedere in via eccezionale il bambino o l’adolescente, ma configura questa possibilità come accessoria e la attua secondo precise regole di ingaggio.
Qualora le risorse genitoriali non si rivelino sufficienti a produrre i cambiamenti necessari, è possibile generare esperienze emozionali correttive nel bambino attraverso educatori, formati ad hoc. Tali esperienze emozionali correttive si realizzano all’interno del contesto naturale di vita del bambino, e consistono in quelle stesse esperienze psicologiche che sono alla base delle psicoterapie strategiche con gli adulti, ma che con i bambini non sarebbero attuabili all’interno dello studio dello psicologo.

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